A Padova, la mostra
Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi

  • Claude Monet, Ritratto di Michel Monet con un berretto a pompon (1880; olio su tela, 47 × 37 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5018)
  • Gilbert Alexandre de Séverac, Ritratto di Claude Monet (prima metà del 1865; olio su tela, 40 × 32 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5065)
  • Eugène Boudin, Crinoline sulla spiaggia (post 1860; acquerello, 17 × 27,5 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5057)
  • Claude Monet, La spiaggia di Trouville (1870; olio su tela, 38 × 46 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5016)
  • Claude Monet, Effetto di neve, sole al tramonto (1875; olio su tela, 53 × 64 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940, Inv. 4019)
  • Claude Monet, Il treno nella neve. La locomotiva (1875; olio su tela, 59 x 78 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940, Inv. 4017)
  • Claude Monet, Il treno nella neve. La locomotiva (1875; olio su tela, 59 x 78 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940, Inv. 4017)
  • Claude Monet, Barca a vela, effetto sera (1885; olio su tela, 54 × 65 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5171)
  • Claude Monet, Campo di iris gialli a Giverny (1887; olio su tela, 45 × 100 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5172)
  • Claude Monet, Campo di tulipani in Olanda (1886; olio su tela, 54x81 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5173)
  • Claude Monet, Ponte di Charing Cross. Fumo nella nebbia. Impressione (1902; olio su tela, 73 × 92 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5001)
  • Claude Monet, Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905; olio su tela, 81,5 x 92 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5007)
  • Claude Monet, Emerocallidi (1914-1917; olio su tela, 150 x 140,5 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5097)
  • Claude Monet, Ninfee (1916-1919 circa; olio su tela, 130 x 152 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5098)
  • Claude Monet, Stagno delle ninfee (1918-1919 circa; olio su tela, 73 × 105 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5105)
  • Claude Monet, Il viale delle rose (1920-1922 circa; olio su tela, 92 × 89 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5104)
  • Claude Monet, Il ponte giapponese (1918-1919 circa; olio su tela, 74×92 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5177)
  • Claude Monet, Salice piangente (1918-1919; olio su tela, 100 x 120 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5080)
  • Claude Monet, Glicini (1919-1920; olio su tela, 100 x 300 cm; Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966, Inv. 5124)

 

E ora, in maniera del tutto simile, si ripropone questo modello a Padova, con la mostra Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi, aperta al pubblico fino al 14 luglio 2024 al Centro Culturale Altinate San Gaetano, con la curatela di Sylvie Carlier, direttrice delle collezioni e conservatrice capo del patrimonio del Musée Marmottan Monet, in collaborazione con la storica dell’arte Marianne Mathieu e la conservatrice del Musée Marmottan Monet Aurélie Gavoille.

Sessanta capolavori del museo che possiede la più grande raccolta al mondo delle tele di Claude Monet per raccontare le varie tappe della vita artistica del pittore, dagli esordi ai suoi soggiorni in Olanda, in Norvegia e a Londra, fino a giungere alle sue grandi tele con le Ninfee e i Glicini. Il visitatore ha modo di ripercorrere, attraverso le sei sezioni espositive, i momenti fondamentali della produzione del maestro nell’anno in cui ricorrono i 150 anni dalla nascita del movimento francese, ovvero dalla prima mostra impressionista che si tenne a Parigi, nello studio del fotografo Félix Nadar, in Boulevard des Capucines, il 15 aprile 1874. E di osservare da vicino molte delle opere che lo stesso Monet custodì, senza volersene mai separare, nella sua casa di Giverny fino alla sua scomparsa, e che ora appartengono alla collezione del Musée Marmottan Monet di Parigi grazie al lascito di più di cento opere che il figlio Michel Monet, unico erede del pittore dopo la morte del fratello Jean, decise di disporre nel 1966 all’Académie des beaux-arts. Il testamento di Michel Monet indicava infatti l’Accademia come erede universale della proprietà di Giverny, delle stampe giapponesi, delle opere collezionate da Claude Monet di artisti come Delacroix, Boudin, Renoir, Caillebotte, Pissarro, e delle ultime tele realizzate dal pittore nel suo atelier in Normandia. Il Musée Marmottan, che riuniva le collezioni di Paul Marmottan e che era una delle fondazioni dell’Académie des beaux-arts, diventò perciò con la donazione di Michel Monet custode del maggiore fondo al mondo di dipinti del pittore impressionista; per accogliere questa grande raccolta di opere, l’allora direttore del museo progettò uno spazio ricavato sotto il giardino che venne inaugurato nel giugno 1971. E solo nel 1999 il nome di Monet venne aggiunto a quello del Musée Marmottan.

La mostra si apre con il Ritratto di Michel Monet con un berretto a pompon, realizzato nel 1880 quando Michel aveva solo due anni e mezzo: un ritratto che non venne mai esposto fino alla morte dello stesso nel 1966, e che grazie al lascito entrò nelle collezioni del museo parigino.

Per raccontare la pittura di Monet non si può non parlare della luce impressionista e della pittura en plein air, questi temi vengono affrontati in due sezioni distinte, una dopo l’altra, ma in realtà nei dipinti di quello che è considerato il padre dell’Impressionismo. Un binomio che viene qui ben testimoniato nel dipinto La spiaggia di Trouville, che Monet realizzò nell’estate del 1870, quando il pittore, la moglie Camille e il loro primo figlio Jean si trovano nella stazione balneare di Trouville, in Normandia, dove incontrano Eugène Boudin, pittore che si era specializzato in scene di spiaggia. Qui l’artista raffigura Camille e sua cugina sedute in primo piano, ma si concentra soprattutto sugli effetti della luce tra cielo e mare, e anche sugli abiti delle due donne, nonché sullo studio della pittura en plein air, per cui tutto ciò che è in secondo piano risulta meno definito rispetto a ciò che sta in primo piano. Come pure si vede nell’accostamento di due quadri, uno dei quali molto famoso, che si basano entrambi sulle tonalità del grigio (del cielo) e del bianco (della neve): Effetto di neve, sole al tramonto e Il treno nella neve. La locomotiva, entrambi del 1875 ed entrambi realizzati ad Argenteuil. Vedute invernali che permettono al pittore di misurarsi con nuovi effetti di luce e di contrasto, evidenziando le sue doti di colorista. Nella sezione della pittura en plein air sono in particolare riunite opere che Monet ha occasione di compiere durante i suoi soggiorni sia in altre località della Francia sia all’estero, come nei Paesi Bassi, in Norvegia, a Londra.

Un altro capitolo fondamentale della vita e dell’arte di Monet è ovviamente il trasferimento a Giverny, dove trascorre gli ultimi vent’anni della sua esistenza circondato dalle sue tele, che si popolano di fiori, del suo giardino. È proprio questo infatti il tema della successiva sezione, fiori che si trovavano nel suo splendido giardino acquatico di Giverny, nel quale si rispecchiavano anche i salici piangenti che il pittore aveva fatto piantare intorno allo stagno. Vi è poi un dipinto che raffigura nella parte superiore destra della tela una barca, quella su cui spesso le figlie della sua seconda moglie, Suzanne e Blanche Hoschedé, salivano per navigare come passatempo sulle acque del fiume Epte, che scorreva proprio nei pressi della casa di Giverny. In realtà, come accade in maniera simile con le ninfee, il soggetto della barca è occasione per Monet per concetrarsi sulle erbe acquatiche e sui riflessi dalle molteplici colorazioni che si andavano a creare sull’acqua, qui resi in forma di veri filamenti.

L’ultima sezione documenta un cambiamento sia nei colori che nelle forme, arrivando persino quasi all’astrazione, come nel caso del dipinto Il giardino di Giverny, dove vengono eliminati i dettagli realistici mantenendo solamente ampie masse cromatiche. I marroni, i rossi, i gialli dominano in queste opere, come si vede nello Stagno delle ninfee, nel Viale delle rose, nel Ponte giapponese o nel Salice piangente. Un cambiamento dettato dai problemi alla vista che gli alteravano la percezione dei colori, ma che lo conduce probabilmente in maniera inconsapevole a una pittura estremamente moderna e anche più gestuale. Il percorso espositivo si conclude con due grandi tele allungate dedicate ai glicini, piante che nella casa di Giverny si arrampicavano e ricadevano sull’arco installato sul ponte giapponese. Le grandi dimensioni e la forma allungata richiedevano una collocazione adeguata: erano infatti destinate a decorare il padiglione del giardino dell’hôtel Biron di Parigi (l’attuale Musée Rodin), ma il progetto venne abbandonato in favore dell’allestimento dell’Orangerie. Oggi conservati al Musée Marmottan Monet.

 

Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Paris
Dove: Centro Altinate San Gaetano, Padova
Quando: dal 9 marzo al 14 luglio 2024
Apertura: da martedì a domenica 9.00-19.30, lunedì 14.30-19.30
Biglietti: Intero € 16,00, Ridotto € 15,00
Informazioni e prenotazioni
Tel.. +39 049 09951