Tra gli anni Quaranta dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento, l’arte storica italiana, dal Medioevo al Rinascimento, ha un forte impatto sulla cultura visiva britannica, in particolare sui Preraffaelliti.
Questo movimento artistico, nato nell’Inghilterra vittoriana di metà Ottocento ad opera di alcuni artisti – William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti – aveva lo scopo di rinnovare la pittura inglese, considerata in declino a causa delle norme eccessivamente formali e severe imposte dalla Royal Academy.
Il Preraffaellismo – la cui data di inizio può essere fissata con certezza al 1848, ma la cui conclusione non è facile da individuare perché sfuma nei movimenti decadente e simbolista – non fu un ritorno reazionario agli stili del passato ma un progetto visionario capace di creare opere decisamente moderne, restituendo forza e presenza alla tradizione italiana.
La scelta delle opere in mostra ricostruisce le radici ottocentesche dei Nazareni e di Ruskin, estendendosi fino all’eredità novecentesca. Colonna portante della riflessione è stata la volontà di mettere in atto il confronto diretto tra gli artisti moderni e i maestri italiani dal Trecento al Cinquecento, evidenziando come lo sguardo al Rinascimento storico sia stata la premessa per questo nuovo Rinascimento artistico. I Preraffaelliti attinsero infatti a un’ampia gamma di influenze ed elementi storici, in momenti diversi si ispirarono all’arte e all’architettura gotica veneziana, a Cimabue, oltre che a maestri del Rinascimento, come Botticelli e Michelangelo, rivolgendosi infine con altrettanto entusiasmo all’arte veneziana del XVI secolo di Veronese e Tiziano.
Altra peculiarità della mostra è l’attenzione per le importanti figure femminili che animarono la Confraternita. Le opere di artisti come Rossetti, Leighton e Burne-Jones presentavano figure femminili dalla sensualità enigmatica, passioni tristi e bellezza sfuggente che entrarono indelebilmente nell’immaginario collettivo collegato al movimento. Ma donne come Elizabeth Siddal, Christiana Jane Herringham, Beatrice Parsons, Marianne Stokes o Evelin de Morgan non furono solo muse, ma contribuirono attivamente a plasmare l’identità estetica dei sodali con una produzione che è qui ampiamente rappresentata nell’esposizione forlivese.
Il percorso si apre con una sezione dedicata direttamente ai maestri italiani con opere di artisti come Cimabue, Beato Angelico, Filippo Lippi, Luca Signorelli e Botticelli, in modo da far immergere subito il visitatore nella cultura visiva a cui ha guardato il Preraffaellismo.
La sezione successiva è invece dedicata al Revival Gotico, e ospita opere di John Rorgers Herbert e William Dyce, diretti precursori dei pittori preraffaelliti. Ma è presente anche una serie di disegni di architetture italiane realizzati da John Ruskin, critico d’arte, poeta e pittore, appassionato dell’architettura di Venezia, che ebbe un ruolo fondamentale per il movimento preraffaellita e di cui fu teorico di riferimento. Seguono le prime opere della “Confraternita preraffaellita”. Questa parte, suddivisa per piccoli nuclei, inizia con Ford Madox Brown (importante trait d’union con movimenti precedenti, come i Nazareni) e prosegue con i disegni e i primi dipinti di Dante Gabriel Rossetti, uno dei protagonisti del movimento.
Si tratta di opere raramente inserite in mostre dedicate ai Preraffaelliti, ma che danno modo di apprezzare la capacità artistica dell’artista. Esse vengono messe in dialogo con i disegni di Elisabeth Siddal, modella e musa ispiratrice non solo di Rossetti, che fu anche a sua volta artista e poetessa.
La mostra procede con John Everett Millais, William Holman Hunt, Walter Deverell e Charles Allston Collins, mentre la sala degli affreschi è interamente dedicata a Edward Burne-Jones, di cui si può ammirare la Small Briar Rose Series e l’incompiuta Venus Discordia. Queste tele documentano la forte influenza esercitata dai capolavori di Michelangelo che l’artista ebbe modo di studiare nel 1871 quando, nel suo terzo viaggio in Italia, realizzò anche copie fedelissime degli affreschi della Cappella Sistina. Ecco perché completano la sezione disegni dello stesso Michelangelo, accanto ad opere notevoli di Bernardino Luini, Filippino Lippi e Cosimo Rosselli.
La successiva sezione dedicata alle arti applicate si propone di mostrare che cosa si intendesse già a quel tempo per “arte diffusa”. Vi si trovano i primi esempi di carta da parati disegnata da William Morris per la Morris & Co, fondata nel 1861, e altri preziosi oggetti che fanno parte del Revival Rinascimentale che caratterizzò il gusto britannico dell’epoca.
Il percorso procede con sezioni dedicate alla pittura di Dante Gabriel Rossetti, che interpreta con le sue figure femminili un tema caro ai Preraffaelliti, per i quali la donna è figura bivalente: dell’amore essa infatti incarna tanto la vita edonistica quanto la forza distruttiva, dualità che rende manifeste le fragilità umane su cui si interroga ricorsivamente il Preraffaellismo.
Nelle stanze successive troviamo la sezione dedicata alle opere di George Frederic Watts e di Frederic Leighton, che fu presidente della Royal Accademy e svolse un ruolo straordinario nel diffondere la cultura italiana in Gran Bretagna, le cui opere sono messe a confronto con quelle di Paolo Veronese e Tiziano.
Ad aprire l’ultima parte dell’allestimento sono gli artisti che esposero alla Grosvenor Gallery, fondata nel 1877 come alternativa progressista alla Royal Accademy, ossia tele di Evelyn De Morgan, John Roddam, Spencer Stanope, Fred Appleyard, Phoebe Anna Traquair, opere decorative di William De Morgan e Walter Crane, sculture di Alfred Gilbert e William Reynolds-Stephens. Inoltre, sono presenti Charles Ricketts e Charles Shannon, spesso citati nei cataloghi ma raramente approfonditi.
Il percorso si conclude con una sezione dedicata agli artisti italiani, che subirono la fascinazione per le tendenze neorinascimentali attraverso i progetti architettonici come la Galleria Vittorio Emanuele II a Milano (1865) e i portici di Piazza della Repubblica di Firenze (1885-95), oppure da opere d’arte decorative come i mobili presentati alle esposizioni universali.
Tuttavia, all’Accademia di belle Arti di Roma il revival delle forme quattrocentesche si radicò nello sforzo ideologico di forgiare una cultura nazionale che attenuasse le marcate distinzioni tra le regioni italiane. Particolarmente rilevante fu l’esempio di Botticelli, riconoscibile soprattutto nelle opere di Giulio Aristide Sartorio, presente in questa ultima sezione con l’opera Le vergini savie e le vergini stolte dipinta tra il 1890 e il 1891. Nella sala saranno presenti anche opere di Giuseppe Cellini, Giovanni Costa, Adolfo De Carolis, Lemmo Rossi Scotti e Filadelfo Simi.
La mostra, organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì, è accompagnata da un catalogo pubblicato da Dario Cimorelli Editore, con saggi dei curatori e contributi dei co-curatori ospiti.
Il percorso espositivo si articolerà all’interno della Chiesa di San Giacomo e delle grandi sale che costituirono la biblioteca del Convento di San Domenico.
Sede Musei San Domenico, Piazza Guido da Montefeltro 12, Forlì Date al pubblico 24 febbraio - 30 giugno 2024 A cura di Elizabeth Prettejohn,Peter Trippi,Francesco Parisi,Cristina Acidini con Tim Barringer, Stephen Calloway, Charlotte Gere, Véronique Gerard Powell, Paola Refice Direzione generale Gianfranco Brunelli Ideata e promossa da Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì Comune di Forlì Biglietti Intero € 14,00 Ridotto € 12,00 Informazioni e prenotazioni tel. 0543.36217 mostraforli@civita.art www.mostremuseisandomenico.it Orario di visita da lunedì a venerdì: 9.30-19.00 sabato, domenica, giorni festivi: 9:30-20:00 Catalogo Dario Cimorelli Editore